Perché non
condivido la recente intesa raggiunta tra Vendola e Bersani per una coalizione
di centrosinistra per le prossime elezioni politiche?
Per più di un
motivo che cercherò di argomentare.
1)
L’intesa è stata raggiunta sulla
base di una “carta d’intenti” presentata dal segretario del PD, che (non si può
negare) dice cose nuove rispetto alle recenti scelte politiche di questo
partito, ma lo fa in modo ancora molto generico e (soprattutto) senza
dichiarare e men che mai motivare la discontinuità che le nuove scelte
dovrebbero significare rispetto alle politiche del governo Monti, appoggiato
senza se e senza ma dal PD.
2)
Anzi la “carta di intenti” afferma
in modo molto solenne che “le forze della coalizione … si dovranno impegnare a
… assicurare il pieno sostegno, fino alla loro eventuale rinegoziazione, degli
impegni già assunti dal nostro paese o che dovranno esserlo in un prossimo
futuro”. Il che significa, per fare solo due esempi, che Sel, sottoscrivendo
l’accordo con il Pd si impegna a sostenere il “fiscal compact” e le cosiddette
missioni di pace o umanitarie in cui l’Italia è attualmente impegnata.
3)
Inoltre la “carta di intenti” si
propone in maniera esplicita di “cercare un accordo di legislatura con le forze
del centro moderato”. Non si capisce come pensa di raggiungere alcune delle
cose che pure vengono prospettate nella “carta” facendo l’accordo di
legislatura con queste forze. Ma in questo momento non mi preme far emergere in
primo luogo questa contraddizione, quanto evidenziare che Sel, addivenendo a una
intesa sulla base di questa “carta”, era ben consapevole della intenzione del
Pd di fare “un accordo di legislatura con le forze del centro moderato” e,
quindi, implicitamente l’accettava.
4)
Solo in seguito al vivace (per
usare un eufemismo) dibattito che si è aperto in SEL (soprattutto sulla rete)
immediatamente dopo la dichiarazione dell’intesa raggiunta, ci sono stati da
parte della dirigenza Sel due fatti nuovi: la dichiarazione solenne che mai si
sarebbe fatta una coalizione con l’UDC; la presentazione di un documento (E’
tempo di cambiare) che enuncia le posizioni programmatiche storiche di Sel.
Prima obiezione: - ma è stato detto a Bersani che noi mai avremmo fatto una
coalizione con l’UDC? Se sì, cosa ha risposto Bersani? Se no, sulla base di quale
intesa è stata fatta l’intesa? –Seconda obiezione: quando Bersani ha presentato
la sua “carta di intenti” noi gli abbiamo presentato il nostro documento o ce
lo siamo tenuti in tasca per non turbarlo troppo? Nel primo caso, quali
riscontri ha dato Bersani? Nel secondo, che senso ha avuto presentarlo dopo
l’intesa dichiarata già raggiunta? Sono domande alle quali il popolo di Sel, ma
anche i simpatizzanti e anche il vasto popolo della sinistra che non si
riconosce in Sel ha diritto (credo) ad avere delle risposte. Il fatto che
queste risposte non siano ancora state date, impone quantomeno un giudizio
(negativo) sul metodo con cui si è proceduto in questa vicenda.
5)
Altra obiezione di metodo. Nel
mese di giugno c’erano stati due fatti politici molto significativi che avevano
visti protagonisti Vendola e Sel: Vendola e Di Pietro vanno insieme a una
trasmissione su La 7 con Luca Telese e Nicola Porro; pochi giorni dopo fanno
una conferenza stampa comune a Montecitorio; in entrambe le situazioni
dichiarano solennemente il loro asse preferenziale, in pratica la nascita di
una coalizione, su contenuti politici chiaramente, nettamente alternativi al
governo Monti e invitano il Pd a unirsi a loro; altrimenti essi sarebbero
andati avanti da soli o, meglio, con le forze politiche e i soggetti della
società civile che ci fossero stati. Alla fine del mese di luglio Bersani
chiama Vendola a un’intesa (che esclude Di Pietro) e il leader di Sel si
dichiara d’accordo. Che cosa ha determinato questo brusco e repentino capovolgimento
di fronte? Vendola lo deve ancora spiegare in maniera seria e approfondita. La
risposta che ha dato finora (è stato Di Pietro a tirarsi fuori) è poco seria e
non è degna di lui.
6)
Fino all’ultima Assemblea
Nazionale di Sel, la linea politica definita da questo organismo era quella
portata avanti con le due iniziative di cui si è fatto cenno prima: quelle con
Di Pietro. Vendola cambia linea, senza aver prima convocato l’Assemblea
Nazionale e farsi dare (casomai) da essa un mandato per farlo. L’Assemblea Nazionale
si riunirà domani, dopo l’intesa con Bersani e non prima. Non è chiaro, a
questo punto, per fare che cosa. Solo per ratificare l’intesa? Ma allora a che
serve questo organismo? Per poterla discutere ed eventualmente bocciare? E in
questo caso (da metter in conto, se si convoca un organismo) cosa farà Vendola?
Si dimetterà da Presidente di Sel?
7)
Finora ho affrontato
essenzialmente questioni di metodo. Adesso qualche questione di merito. Non c’è
dubbio che il documento di Sel rispetto a quello presentato da Bersani è molto
più chiaro e preciso. Il punto però non è presentare un documento (più o meno
bello e ben fatto). Il punto è capire su quali questioni poste da noi il Pd è
d’accordo e su quali non lo è. Su quali questioni è stata effettivamente raggiunta
un’intesa. Solo questo ci consentirà di capire se questa intesa rappresenta
realmente un’inversione di tendenza rispetto alle attuali politiche montiane e
tutte appoggiate dal Pd. La mia convinzione è che il Pd (tutto il Pd, non solo
le sue parti più moderate) non potrà mai accettare una radicale inversione di
tendenza rispetto a Monti, come chiediamo noi. E’ molto più credibile che
saremo noi, se andrà avanti l’accordo, a dover accontentarci di piccoli
cambiamenti in un quadro di sostanziale continuità. Specie, se come propone il
Pd, la colaizione si aprirà al centro moderato. Per questo io sono anche
d’accordo a verificare la possibilità di un’intesa, ma non la darei affatto per
già raggiunta.
8)
Trovo paradossale che noi, che
siamo stati radicalmente antimontiani, nel momento in cui andiamo a scegliere
le alleanze le facciamo con chi ha appoggiato finora Monti e rompiamo con chi
lo ha contrastato. Questa cosa per me, a dire il vero, non è solo paradossale,
ma è incredibile, è il segno di una incoerenza politica inspiegabile.
9)
O, meglio, è spiegabile in due
soli modi: - con la paura di non superare il quorum e di non riuscire a entrare
in Parlamento; - con la preoccupazione di non fare una coalizione in grado di
vincere le elezioni e di essere quindi “condannati” a fare l’opposizione.
10)
Trovo entrambe le spiegazioni
insoddisfacenti. La prima è per me infondata, perché credo che facendo una
coalizione con Di Pietro innanzitutto, ma soprattutto aperta alle realtà di
movimento della società civile (tipo Alba, ad esempio; per non parlare della
Fiom), questa volta non ci sarebbero stati rischi di non superare il quorum.
11)
Relativamente alla seconda,
ritengo che facendo già da adesso una buona campagna elettorale non si poteva
escludere di ottenere un risultato elettorale clamoroso; e con questo non dico
governare da soli, ma porre almeno condizioni serie, pesanti ad un’eventuale
alleanza col Pd.
12)
Infine: io non ritengo affatto una
iattura o una condanna quella di fare l’opposizione. Penso, infatti, che una
democrazia si fondi molto di più sulla opposizione che sulla maggioranza. Una
democrazia dove non ci fosse l’opposizione non sarebbe più una democrazia, ama
un regime. Penso, inoltre,che si possano ottenere più risultati
dall’opposizione con una piattaforma politica seria, credibile e, soprattutto,
sostenuta da una solida base sociale; piuttosto che stando al governo, in una
coalizione dove si pesa poco o niente (come insegnano esperienze già fatte in
questi ultimi venti anni) e, soprattutto, dove i propri contenuti si perdono,
in un indistinto nel quale non si percepiscono più le differenze da quelli
degli altri, per cui diventa difficile anche tenere aperta una prospettiva per
il futuro.
13)
La battuta di Vendola (non voglio
più essere il migliore dei perdenti) è francamente infelice. Certo a nessuno
piace perdere. Manco a me. Ma io non sono disposto a vincere a qualsiasi
prezzo. Ci sono prezzi che trasformano apparenti vittorie in sconfitte di
fatto. Io non voglio “perdermi” per “non perdere”.
Nessun commento:
Posta un commento